Pregare è sconvolgere se stessi
da un intervento di Frei Betto, tratto
da
http://www.rrrquarrata.it/nuovo/html/
Pregare è entrare in sintonia con
Dio. Ci sono molti modi di farlo e non si può dire che uno sia migliore di un
altro. Ci sono preghiere individuali o collettive, basate su formule o
spontanee, cantate o recitate. I salmi, per esempio, sono preghiere poetiche
delle quali circa cento esprimono lamento e/o denuncia e cinquanta,
lode.
Noi
occidentali abbiamo difficoltà a pregare, a causa del nostro razionalismo.
In genere, restiamo sulla soglia della porta e ci affidiamo alla preghiera
che si appoggia ai sensi (musica, danza, ammirare vetrate o paesaggi, ecc.) o
alla ragione (formule, letture, riflessioni, ecc.) Pregare è entrare in una
relazione d’amore. Come succede in una coppia, ci sono livelli di
approfondimento tra il fedele e Dio. Alcuni pregano come l’innamorato che
parla troppo all’orecchio dell’innamorata. Come se Dio fosse sordo e tonto.
Assomigliano molto a quella zia che telefona e parla tanto, così tanto che mia
madre lascia la cornetta, mescola il cibo nelle pentole e torna, senza che la
sua assenza sia stata notata. Gesù suggerì di non moltiplicare le parole.
Dio conosce i nostri desideri e le nostre necessità. Gesù stesso, narra il
Vangelo, amava ritirarsi in luoghi solitari per pregare. “Gesù andò sulla
montagna per pregare. E passò tutta la notte pregando Dio.” (Luca 6,
12). Nella preghiera bisogna abbandonarsi a Dio. Lasciare che Lui preghi in
noi. Se opponiamo resistenza alla preghiera è perché, molte volte, temiamo
l’esigenza di conversione racchiusa in essa. Fermarsi davanti a Dio è fermarsi
davanti a se stessi. Come in uno specchio, pregando, vediamo il nostro vero
profilo – profonde pieghe d’egoismo, tristezze accumulate, invidia radicata,
attaccamenti induriti. Da lì la tendenza a non pregare o a dire preghiere che
non operino una trasformazione in noi stessi. I mistici, maestri di
preghiera, suggeriscono di imparare a meditare. Liberare la mente da tutte
le fantasie e le idee e lasciar fluire il soffio dello Spirito nel silenzio del
cuore. La letteratura mistica insegna il metodo di questo esercizio. Ma è
necessario, come Gesù, dedicare del tempo ad esso. Così come la relazione di
una coppia si raffredda se non ha momenti di intimità, allo stesso modo la fede
si indebolisce se noi non ci raccogliamo in preghiera. Preghiamo per imparare ad
amare come amava Gesù. Solo la forza dello Spirito dilata il cuore. Perciò
una vita di preghiera si valuta non attraverso i momenti dedicati ad essa, ma
attraverso i frutti nella vita quotidiana: i valori elencati come beatitudini
nel Discorso della Montagna (Matteo 5, 1-12). Ossia, purezza di cuore, distacco
dalle cose materiali, fame di giustizia, compassione, coraggio nelle
persecuzioni, ecc. Pregare è lasciarsi amare da Dio. È permettere che il
silenzio di Dio risuoni nel nostro Spirito. È lasciare che Lui abiti in noi.
Senza cadere nel fariseismo di pensare che la mia preghiera è migliore della
tua, come quel fariseo davanti al pubblicano (Luca 18, 9-14). Chi prega cerca
di agire come agirebbe Gesù. Senza temere i conflitti che derivano dai
comportamenti che contraddicono i disvalori della società consumistica e
individualistica in cui viviamo. Pregare è sconvolgere se stessi. Incentrato
in Dio, chi prega decentra se stesso negli altri e suscita nella sua vita la
felicità di amare perché sa di essere amato. Parafrasando Giovanni, prima di
pregare si conosce Dio “perché se ne sente parlare”. Poi, perché si sperimenta
la Sua presenza. Il che portò Jung a esclamare:” Io non credo. Io
so”. Frei Betto
tratto da
http://www.rrrquarrata.it/nuovo/html/
Le fasi della
preghiera contemplativa
tratto da http://www.dimensionesperanza.it/
Fase uno Rilassamento
e silenzio Siediti e rilassati. Lentamente e coscientemente lascia
scorrere via ogni tensione e dolcemente cerca la consapevolezza della presenza
personale di Dio. Niente repressione di stati d'animo. Rilassati e
abbandona tutto, non c'è né prima né dopo, ora c'è soltanto l'adesso dove Dio è
presente. Lui è presente. Ogni cosa è nelle sue mani. Lascia che si
plachino tensioni, ansietà, preoccupazioni, frustrazioni. Usa il respiro
ritmico come ti è stato insegnato nel momento VI dell'introduzione. Cerca la
pace ed il silenzio interiore. Lascia che la mente, il cuore, la volontà e i
sentimenti diventino sereni e tranquilli. Sii pronto, se necessario, a
trascorrere tutto il tuo tempo di preghiera senza nessun pensiero di riuscita,
di effetto o di premio. Sii pronto/a a "sprecare" il tuo tempo in questo
modo e a fare un'offerta nuda e disinteressata del tuo tempo e della tua
attenzione solo a Dio. Non è un avvenimento psicologico è un passo di resa e
di accettazione del volere di Dio.
Fase due
Consapevolezza della Divina Presenza Siediti tranquillamente e
apriti interamente alla consapevolezza della sua presenza. "Egli è presente
al mio spirito, attento alla mia consapevolezza. Egli dimora al centro del mio
vero io, al centro del mio essere. Egli è più vicino al mio vero io che io
stesso ("Dio mi è più intimo del mio stesso intimo" scrive S. Agostino).
Egli mi conosce meglio di quanto io mi conosca. Egli mi ama più di
quanto non ami me stesso. Egli è per me: "Abbà-Padre". Io sono perché egli
è. Nello specchio della creazione, io sono la sua immagine vivente e la sua
somiglianza; quando io amo, rispecchio il suo amore; quando io lo invoco, lui mi
sente; quando io cerco la sua attenzione, egli mi risveglia alla sua presenza,
"in", "attraverso" e "con" Gesù. Egli parla con la sua parola d'amore: "Sei il
mio figlio, sei la mia figlia amata da me, in cui io mi sono compiaciuto".
In, attraverso e con Gesù, egli riversa il suo Spirito, facendo sì che io
gridi: "Abbà, Padre". Egli mi dona la sua Presenza".
Fase tre L'arrendersi
alla Sua Presenza Guardandolo, consapevole della sua presenza, io mi
arrendo in ogni aspetto del mio essere. Mi restituisco a lui: tento di ritirare
il mio senso di possesso e supplico che sia lui a possedermi, di vivere in me e
attraverso di me, così che "non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me"
(Gal 2,4). Le mie mani, polsi e braccia, la mia testa, orecchi, sensi,
cervello, piedi e gambe, ognuno e tutti i miei nervi, muscoli, arterie, organi:
tutto possa Lui accettare come uno strumento di pace e trasformarlo come pura
offerta. Abbandono le mie preoccupazioni e affanni: cresco nella certezza
che se la mia fede e speranza in lui sono vere, non vi è motivo per ansietà e
tensione: egli si occupa dei suoi figli e figlie e li segue. Così abbandono ogni
cosa che mi preoccupa in un gesto di fede e di resa. D'ora in poi lascio che
lui mi guidi passo dopo passo. Abbandono tutte le difese del mio cuore, dei miei
sentimenti, del mio amore. Il mio cuore non ama più col suo proprio amore.
"Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio" (1 Gv 4,7). È Gesù nel "mio"
respiro d'amore. Non sono io che amo, ma egli ama dentro di me, attraverso me…e
il suo amore è quieto, sereno, ineffabile e duraturo. Io mi arrendo con
tutta la mia personalità, persino al di là dei miei sentimenti. Io vado
barcollando avanti verso il suo amore che va oltre il mio pensiero. E la mia
unica preghiera consiste solo nella richiesta che in questo silenzio egli possa
riversare il suo Spirito e cominciare a vivere e regnare in me. Io mi
arrendo completamente a Gesù mio Salvatore e lo accolgo come mio Signore. Egli
ha pregato e sofferto per liberarmi e rivendicarmi come suo. "Prendimi con
tutto quanto possiedo e fa di me qualsiasi cosa vorrai". "Mandami dove
vorrai. Usami come vorrai. Io offro me stesso, e tutto quanto possiedo alla tua
autorità, interamente, totalmente, senza condizioni e per sempre". Esprimiti
ora nel silenzio delle tue labbra, con la voce del tuo cuore per mezzo di alcune
brevi preghiere ripetitive ma spontanee come ti è stato consigliato nel momento
VI dell'introduzione. Questa fase può trasformarsi in un'ardente e
insistente supplica allo Spirito santo per la sua effusione, per i suoi doni,
per un senso travolgente della sua presenza e della sua pace. E la supplica
termina sempre nella certezza: "Abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà
accordato" (Mt 11,24).
Fase quattro Conoscere
le proprie reazioni, accettare il suo volere Molte delle nostre
reazioni "naturali" sono espressioni e gesti di non accettazione, di ribellione,
di fuga dalla realtà o di repressione: è la nostra rabbia che esplode;
l'impazienza s'impossessa di noi come uno spirito malvagio; le nostre antipatie
e rancori ci induriscono il cuore; il nostro risentimento è provocato dalle
interferenze altrui. Senza che ci rendiamo sempre conto di questo, spesso
rifiutiamo di accettare persone, avvenimenti, situazioni, condizioni e perfino
noi stessi, come Dio li vuole per noi, e come Lui li accetta per noi. Questo
rifiuto di accettare il suo volere in circostanze concrete, crea nella preghiera
come una barriera, un blocco sul nostro cammino verso di Lui. È sua volontà che
noi accettiamo persone, circostanze, fatti come essi sono veramente e come si
svolgono; è sua volontà che noi non dovremmo mai cercare di influenzare persone
o fatti per mezzo di atti di violenza del cuore; è sua volontà che noi
esercitiamo su di loro la forza dell'amore, del perdono, della sofferenza,
dell'accettazione e del ringraziamento. Nella vita quotidiana questo
atteggiamento significa: mai giudicare, mai criticare, mai essere violenti, e
mai cercare d'interferire nelle cose altrui. E così, nella preghiera io
prendo coscienza delle vere barriere della non accettazione. Io guardo ogni
barriera e deliberatamente accetto il volere di Dio a questo proposito. Ritiro
il mio giudizio soggettivo di condanna: ritiro la mia critica, deploro la
violenza dei pensieri, parole e opere, arrischio questo salto di fede e d'amore:
lui fa sì che ogni cosa contribuisca al mio vero benessere, quando il mio cuore
si rivolge a Lui (cf. Rm 8,28). A questo punto ti consigliamo di prendere
accanto a te una persona con la quale hai difficoltà. Prenderla metaforicamente
e portarla con te alla presenza del Signore e pregare per lei, ma non perché sia
lei a cambiare. No! Perché piuttosto cambi il tuo modo di vederla, di
considerarla. Così vedrò che l'accettazione del suo volere, s'identifica con
l'accettazione della sua guida. Tutto questo mentre egli mi conduce, passo dopo
passo, attraverso le circostanze concrete della mia vita quotidiana. Con la
sua volontà, egli mi conduce nel suo regno. E così abbandono il mio volere
personale e cerco di discernere lo svolgimento del suo piano, e man a mano che
mi sforzo di seguire il suo desiderio, i miei personali pensieri e progetti
perdono la loro importanza.
Fase cinque Pentimento e
perdono a) Quando entriamo in questa fase di preghiera può darsi che ci
sentiamo oppressi da un senso di fallimento e di peccato. Può essere un senso
generale di peccato e di non essere degni, oppure è dovuto al fatto che ci siamo
lasciati andare spiritualmente. Dobbiamo affrontare questa barriera con uno
spirito di sincera penitenza e vera umiltà. Confessiamo le nostre colpe, le
nostre mancanze e supplichiamo il suo perdono e lo ringraziamo con molta umiltà
per aver ascoltato la nostra preghiera. Allora ci mettiamo al cospetto di Dio
come siamo, peccatori, ostacolati spiritualmente e handicappati in molti modi,
malati cronici. E accettiamo queste limitazioni e queste incapacità perché lui
ci accetta come siamo, perché lui ci ama come siamo. Non cullare i sensi di
colpa: dobbiamo accettare e abbracciare il suo perdono e il suo amore totalmente
e completamente. Sentimenti di colpa e d'inferiorità davanti a Dio sono
espressioni di egoismo e di egocentrismo. Perchè diamo più importanza al nostro
piccolo io peccatore, che al suo amore immenso e infinito. Il senso di colpa
è in realtà una forma di narcisismo. Riconosciamo le nostre colpe e la
nostra inferiorità: la sua bontà è più grande della nostra cattiveria.
Accettiamo la sua gioia nell'amarci e nel perdonarci. Saper riconoscere la
nostra iniquità aprendoci alla sua misericordia è una grazia guaritrice. b)
Quando siamo incapaci di pregare e non vi è una precisa ragione, tranne un senso
di disagio e di indegnità, il libro: "La nube della inconoscenza" ci potrà
aiutare: "poiché tutto il male è riassunto in quell'unica parola il
"peccato"
sia attivo che passivo,
preghiamo con l'intenzione di rimuovere questo male; non c'è bisogno né di
pronunciare, né di pensare, né di sottintendere altro che questa unica
semplice parola "peccato"…
Dovreste riempire il vostro
spirito con il più profondo significato della sola parola "peccato" senza
analizzare che genere di peccato sia, veniale o mortale, d'orgoglio, rabbia,
invidia, avarizia, pigrizia, gola, lussuria."
Devi sentire il peccato in
tutta la sua totalità, come una "massa" estranea senza specificarne nessuna
caratteristica in particolare, e devi sentire che questa massa estranea sei tu.
Perciò lascia che il tuo cuore si rivolga a Lui con fiducia e che sussurri,
nel silenzio delle tue labbra, questa antica e fondamentale preghiera:
"Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente, abbi pietà di me peccatore"
Fase sei Contemplazione
Ormai ho allontanato ogni ostacolo dal mio cuore, ogni pensiero dalla
mia mente, ogni indecisione dal mio volere: "Ora lui desidero, lui cerco, nulla
all'infuori di lui". Basterebbe che io mi sentissi mosso amorosamente da una
forza misteriosa, e che in questa spinta interiore, io non avessi nessun altro
vero pensiero, nessun altra cosa tranne Dio, e che il mio desiderio fosse
costantemente e semplicemente rivolto a Lui. Mi rivolgo completamente alla
sua presenza. Io lo fisso attentamente. La sua presenza diventa sempre più reale
per me. Egli magnetizza la mia vista interiore. Il mio sguardo riposa in lui
semplicemente e con amore. La mia preghiera allora non è altro che una
consapevolezza amorosa. Mentre sto tranquillo e sono in una calma e semplice
consapevolezza della sua presenza, il mio cuore avanza a tentoni verso di lui e
si apre a ricevere il suo amore. È una preghiera senza parole, nutrita da un
ardore silenzioso. Ricorda: "Egli può essere afferrato e tenuto con l'amore,
ma con il pensiero mai". Vi sono delle tenebre che non possono essere
attraversate con il pensiero e a sapienza, ma solo con un amore ardente.
"Spazza via questa nuvola di non conoscenza tra te e Dio, con una freccia
pungente di ardente amore". "Bella felice notte, segretamente, senza
essere veduta, senza nulla guardare, senza altra guida o luce fuor
di quella che in cuor mi riluce. Questa mi conduceva più sicura che il sol
del mezzogiorno, là dove mi attendeva Chi bene io conosceva e
dove nessun altro si vedeva". Questa fase può benissimo essere sostenuta da
una preghiera ripetitiva, portata avanti con un tranquillo ritmo di
respirazione.
Fase
setteRicevere Dio è
sempre attento a noi. Egli non può non ricevere chi cerca con fede e amore. La
frase "cerca e troverai sempre" si trasforma in "cerca e sarai sempre trovato".
Egli cerca noi, prima, mentre e dopo che noi lo cerchiamo. "Ti ho amato e di
amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà" (Ger 31,3). È parola del
Signore. Ed egli è attento a me: si volge verso di me, mi cerca; è ansioso
di invadere il mio spirito; vuole che il suo Spirito mi possieda. Io mi
rilasso nel calore del suo amore. Sento che egli ha il suo sguardo fisso su di
me. Gesù, il mio Signore, è desideroso di possedere il mio cuore, col quale
amare suo Padre, col quale irradiare il suo amore. "Chi mi ama sarà amato
dal Padre mio, e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui…e verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui", parola del Signore (1 Gv 4,16). Egli ci
riempie della sua presenza con il suo spirito. Noi possiamo percepirlo solo
nella fede o, per mezzo della sua grazia, nell'esperienza. La sua presenza porta
una profonda pace spirituale, una serenità più grande e ci rende possibile
l'accettazione e la sofferenza. La sua presenza dissipa la disperazione e fa
sgorgare gioia e amore, accende un faro di luce e un forte desiderio di pregarlo
e di ringraziarlo. O, se questo è il suo volere, porta la capacità di servirlo e
proclamarlo, di testimoniare il suo regno, di portare la guarigione nel suo
nome, di portare pace e unità agli uomini di buona volontà.
Fase ottoIntercessione C'è
bisogno di intercedere. Gesù continua a salvarci attraverso la sua continua
intercessione (cf Eb 7,25). In un certo senso egli ha anche bisogno di far uso
dei nostri cuori per questa intercessione. Certamente noi dobbiamo cercare il
donatore più che il dono, ma il donatore cerca di salvare il suo popolo.
Attraverso il suo Spirito in noi, egli si preoccupa per tutti quelli che
dovrebbero essere il suo popolo: per mezzo nostro egli vuole intercedere e
soffrire. Dobbiamo supplicare e mai perderci di coraggio (cf Lc 18,1), con fede
semplice e fiduciosa. La sua promessa è questa: "Chiedete e vi sarà dato".
Dobbiamo imparare a pregare con la certezza che egli ha già dato quello che
noi chiediamo, come il Signore ci ha sollecitato a pregare: "Tutto quello
che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà
accordato" (Mc 11,24; cf 1 Gv 5,14-15; Gc 1,5-6). Noi preghiamo secondo la
sua volontà (cf 1 Gv 5,14-15) per il suo regno in noi stessi e negli altri,
Signore, insegnaci a pregare: sia glorificato il tuo nome, venga il tuo regno,
la tua volontà si compia nella mia vita e nella vita degli altri; Signore, dona
la tua pace a….; aiuta …..nelle necessità, Signore fa conoscere il tuo nome a….
Perciò alla fine della preghiera lascia che il tuo cuore si dilati
nell'intercessione.
Fase noveLode e
ringraziamento Gesù invariabilmente
ringraziava e lodava il Padre e insegnava ai suoi discepoli a fare altrettanto:
la sua preghiera eucaristica è una preghiera di ringraziamento e di
intercessione. Quando ci avrà resi consapevoli della sua presenza, o ci avrà
toccati col suo spirito, e riempiti con la sua grazia e la sua pace, noi
spontaneamente lo ringrazieremo e lo loderemo. Può darsi che venga il
momento in cui giungeremo a ringraziarlo perfino quando saremo partecipi della
solitudine e sofferenza di Gesù, semplicemente perché la sua volontà si sta
attuando in noi. A CONCLUSIONE dell'esposizione di questo cammino, che ti
auguriamo di realizzare nella tua vita, ti preghiamo di tenere presente: ·
La preghiera è essenziale · …per essere in contatto con Gesù
· …avendo chiaro che "l'organo
giusto per la preghiera è il cuore"
· …e che il cuore è il profondo
del tuo essere · …lì dove dimora il Signore, il nostro Dio. Ed infine
tieni ancora presente che nel Regno di Dio non ci viene chiesto di crescere
divenendo grandi e forti. Al contrario, ci viene chiesto di divenire bambini, di
permettere a Dio di agire dentro di noi.
tratto da
http://www.dimensionesperanza.it/
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