PROEMIO
COSI’ LA
VITA !
Ho avuto l'opportunità di fare numerosi e lunghi viaggi,
in Italia, in tanti Stati d'Europa ed in diversi continenti, ma non per
turismo, bensì per esigenze del Ministero Sacerdotale.
Quante cose viste e quante altre da vedere! Quante belle
riflessioni possono farsi nei lunghi viaggi!
La mia attenzione talvolta è stata attratta dal corso dei
fiumi. Tra quelli di Europa uno si è prestato molto alla mia riflessione: il
Danubio.
Mi trovavo in Ungheria, a Buda-Pest.
Avevo compiuta la mia missione a Buda ed attraversai
l'imponente ponte del Danubio, che unisce la città di Buda a quella di Pest.
M'intrattenni a pensare: Questo fiume è ricco di acque e
permette che i navigli facciano la spola di servizio tra Vienna e Buda-Pest.
Tu, o Danubio, hai la sorgente nella Selva Nera, hai
attraversato la Germania ,
l'Austria ed ora attraversi l'Ungheria. Continuerai il tuo corso ed
attraverserai la Jugoslavia
e la Romania. Ma
per quanto lungo possa essere il tuo corso, giungerai alla foce, al Mar Nero.
Non potrai sfuggire alla sorte di ogni fiume, piccolo o grande che sia. Il mare
ti attende.
Come il fiume, cosi la vita, la quale può paragonarsi ad
un fiume; il corso della vita può essere più o meno lungo, ma ogni giorno, anzi
ogni ora, ogni istante, è un correre verso la foce, cioè verso la fine della
dimora terrena, che è la morte.
Le acque del fiume giunte alla foce, entrano nel grande
mare; tutti i mortali, giunti alle. fine, entrano nel grande mare
dell'eternità,... nel mondo dei più.
Recitando le preghiere della Liturgia delle Ore, giunto
al Salmo 89, rientro in me stesso.
C'è un versetto, che spesso mi ritorna alla mente e non
mi lascia indifferente: Settanta sono gli anni dell'uomo; ottanta per i più
robusti. (Salmo 89).
Non è detto che agli ottant'anni si debba morire da
tutti. La Sacra
Scrittura parla della durata della vita in modo generale. Ci
sono anche le proroghe. Trovandomi già alla porta degli ottant'anni, dico a me
stesso: Devo stare con le valige preparate, come coloro che alla stazione
aspettano il treno.
Quando il Papa Leone XIII compiva i novant'anni, i
Cardinali gli fecero l'augurio: Santità, che possiate vivere fino ai cento
anni! -
Il Papa, con espressione arguta, rispose: Fino ai cento
anni?... E perchè mettere limiti alla Provvidenza? -
Tuttavia, chi ha addosso il peso degli anni, pensi
seriamente che il più della vita è ormai passato e deve disporsi alla partenza.
E' tanto conosciuto in Lombardia ed altrove Fra Cecilio,
Cappuccino. La città di Milano riconosce le benemerenze caritative del
Fraticello e ne ha fatto i pubblici elogi.
Fra Cecilio non ha compiuti corsi di studio, ha soltanto
la frequenza della terza elementare; eppure è stato pubblicato un suo libro
"Nella Luce Divina", ricco di esperienze ascetiche e pastorali, di
cui è stata presentata copia anche al Papa.
Tempo fa andai a trovarlo. Gli si può parlare senza
etichetta, poichè nella sua semplicità non ha esigenze:
Fra Cecilio, mi conosce?
- Sì; mi ricordo bene di lei.
- Per favore, accetti uno scambio! Le dò la mia corona
del Rosario e lei mi dà la sua.
- Volentieri!
- Ora, quanti anni tiene?
- Novantacinque.
- Ed ancora sgambetta e s'interessa tanto dei poveri?
- Sì, ma intanto aspetto la "telefonata". -
Dicendo la parola "telefonata", era sorridente
ed alzava gli occhi e le mani al cielo.
La telefonata di Fra Cecilio significa: sono vecchio;
devo partire da questo mondo; appena Dio mi chiamerà, sarò pronto ad andare
incontro a Lui, mio Creatore e mio Giudice.
Il sorriso sulle labbra del Fraticello è indice di
coscienza serena e di viva speranza di un felice incontro con Dio.
Il pensiero dell'incontro con Cristo Giudice non è il
pensiero dominante delle sole anime umili e semplici, ma anche delle anime
grandi.
Il 6 agosto 1979, primo anniversario della morte di Paolo
VI, fu pubblicato uno scritto inedito del grande Papa. Fra l'altro egli diceva
nel suo soliloquio con Dio.
Sento che la mia vita volge al termine... Curvo il capo
ed alzo lo spirito... Lascia che io renda omaggio a Te, Dio vivo e vero, che
domani sarai mio Giudice! - Mille pensieri e problemi assillavano la mente di
Paolo VI, martire incruento della Chiesa, ma il problema suo principale era: la
vita passa, m'incontrerò con Dio e da Lui sarò giudicato.
Questo scritto, dal titolo " Il grande
incontro" non è diretto solamente ai vecchi ed agli anziani, ma a tutti,
perchè tutti dobbiamo lasciare il mondo con la morte e si sa bene che la morte
non rispetta l'età, anzi il maggior numero dei morti si ha nell'infanzia, nella
giovinezza e nella virilità iniziata o avanzata.
Le riflessioni che si faranno nel corso dello scritto,
saranno di utilità allo scrittore e ad ogni categoria di lettori.
GLI INCONTRI
Nella vita si effettuano degli incontri, occasionali o preparati,
lieti o tristi; tali sono di poco peso ed altri importati.
C'è chi benedice l'incontro con un vero amico; chi con
una donna di precarie virtù, scelta poi come fedele sposa; chi benedice
l'incontro con un coscienzioso datore di lavoro; chi ringrazia Dio
dell'incontro avuto con una persona, la quale è riuscita a liberarlo da
un’angosciosa situazione.
C'è invece chi maledice i giorno e l'ora di un fortuito
incontro, perchè questo ha causato gravi mali.
Molti incontri, tranne i passeggeri, hanno la loro
relativa importanza. Ma fra tutti gl'incontri, possibili ed immaginabili, solo
uno è di massimi importanza, perchè le sue conseguenze di felicità o
d'infelicità sono immutabili, essendo eterne.
E' l'incontro dell'anima con Do appena dato l'ultimo
respiro.
Il pensiero di un tale incontro dovrebbe stare in cima a
tutti i pensieri e questo per tutti i mortali.
Eppure, chi non ci crede, perchè ha la fede; chi ci crede
e lo mette nel serbatoio delle dimenticanze; ma c'è chi trascorre la vita alla
luce di questo faro luminoso: morrò, vedrò Dio e da Lui sarò giudicato!
Questa grande verità di fede, resa efficace, ha formato i
Santi, ha dato nelle prove della vita la forza ai deboli ed ai tribolati, la
perseveranza ai giusti e popola il Paradiso di eletti.
IL MISTERO DELLA VITA
Da Belluno mi diressi a Fortogna; volevo visitare il
Vajont.
Attraversata la zona di Faè e di Longarone e superato il
corso del Piave, mi spinsi fino alla celebre diga. Mi fermai al suo inizio e,
stando là in alto, rifeci nella mia mente l'orribile scena verificatasi proprio
lì.
Nella pianura alla base del monte stava la graziosa
cittadina di Longarone, meta di turisti e centro di svaghi moderni.
La sera era inoltrata abbastanza. Chi passeggiava, chi
danzava nei saloni, chi stava al televisore, chi cenava e chi di già si era
messo a letto.
Un boato formidabile rimbombò in tutta la zona. Una frana
colossale, lunga un paio di chilometri, si staccò dalla montagna attigua alla
diga e si precipitò sul lago e sul bacino d'acqua trattenuto dalla diga.
L'enorme peso della frana sollevò tutta la massa d'acqua,
dicono, a circa trenta metri di altezza e quella grande gola di monte, che
dalla diga porta alla pianura, divenne momentaneamente un mare.
La furia dell'acqua abbatté case, palazzi, villini, chiesa,
tutto ciò che incontrava. L'acqua aumentava sempre più di livello, da superare
i quindici metri; Era impossibile fuggire.
In mezz'ora Longarone non esisteva più ed il suo suolo
era cosparso di cadaveri; più di due mila morti. C'erano cadaveri anche sui
rami e sulle cune degli alberi.
Che morte! Lottare con le acque, nel buio della notte,
senza speranza di salvezza!
Quelle migliaia di persone mezz'ora prima erano piene di
vita, gaudenti, sognando forse. piaceri e ricchezze,.. e poi tutto svanì, d'un
colpo. La morte stese sulla ridente Longarone la coltre funebre. Dovevo tenere
una conferenza religiosa a Trieste; approfittai per visitare Redipuglia, poco
distante da Monfalcone. Quanti ricordi storici in quella plaga! La guerra del
1915-18 troncò, la vita a seicento mila giovani italiani. Le loro ossa sono
disseminate in tanti piccoli e grandi Sacrari Militari; importante è quello
sito sul Monte Grappa. Ma il più imponente e solenne è quello di Redipuglia.
Dopo avere visitato il Colle Sant'Elia ed aver visto gli
orribili cimeli di guerra, ancora chiazzati di sangue, mi fermai a lungo a
contemplare il vicino cimitero. Che luogo di meditazione! Solitudine, silenzio
e davanti a me, disposte in artistica gradinata, orlata di cipressi, le tombe
di cento mila soldati. Alla base della, gradinata si erge come mausoleo la
tomba del Duca D'Aosta.
Cento mila morti! Tutti giovani, un tempo pieni di vita e
ferventi d'ideali e poi... la loro esistenza fu stroncata violentemente! Ora
sono qui le loro ossa, in gran parte polverizzate.
Prodi d'Italia, cosa fu la vostra vita?... Un mistero!
Ma questo mistero è perfettamente buio o proietta sprazzi
di luce?
Sulla sommità dell'immensa gradinata delle tombe si
ergono tre alte Croci. E' la
Croce del Cristo che può illuminare bene il mistero della
vita. Anche il Cristo è morto in Croce, ma poi è risuscitato ed ora è il
Vivente, il Vivente per eccellenza, Primizia di coloro che un giorno pure
risorgeranno!
VITA E MORTE
Volere spiegare il mistero della vita servendosi solo
degli argomenti umani, è impossibile; si cadrebbe nell'assurdo.
Perchè iniziare la vita e dopo alcuni mesi perderla?...
Perchè nel fiore degli anni quel tale cessa di vivere, mentre quel vecchio
decrepito prolunga ancora i suoi anni?... Perchè ammassare ricchezze con
sacrifici e poi lasciarle agli eredi, che forse se le godranno senza restarne
grati?... Perchè tribolare tanto nella vita, vi sono poche rose e molte
spine?... Perchè venire al mondo, se presta o tardi bisognerà andare a marcire
in una tomba?...
La ragione umana resta interdetta davanti a tali perchè;
la filosofia cade nelle aberrazioni; i cinici dicono: Pigliamo la vita come è;
non occorre pensare ad altro. -
Il mistero della vita è inseparabile dal mistero della
morte.
Si deve morire; nessuno sfugge a questa legge; si può
morire da un momento all'altro e se ne hanno ogni giorno le prove. Eppure
d'ordinario non si vuole pensare alla morte, non se ne suole parlare e non se
ne vuole sentire parlare, che anzi, se qualcuno entra in argomento, c'è chi
interrompe: Parliamo d'altro! Cambiamo discorso!
CENTO DOLLARI
Un piccolo episodio, che si prestò al commento dei
giornali, illustra questo concetto.
Un americano preparò un grande negozio; lo fornì di ogni
specie di merce; fece di tutto perchè non mancasse nessun articolo; si studiò
d'indovinare i gusti ed i bisogni dei clienti, adulti, giovani, bambini.
Quando credette di avere raggiunto lo scopo, mise un
articolo sul giornale: Nel mio negozio troverete tutto. Chi chiede qualche
articolo e non lo trova, riceverà da me cento dollari in dono.
Una pubblicità di tale portata acuì l'ingegno a più di
uno.
Si presentò un tale, che volle parlare non ai commessi ma
al proprietario: Mi compiaccio del suo negozio, veramente ben fornito. Sono
venuto a comprare una cassa funebre.
- Che cosa? Una cassa da morto? - Sì, una cassa da morto!
- Ma io non tengo questa roba, perchè nessuno la chiede.
- Eppure è un articolo che giova a tutti indistintamente,
in ogni famiglia; presto o tardi; in questa città ogni giorno ne occorrono centinaia.
- Veramente è così; ma i clienti che vengono a comprare,
a tutto pensano, tranne che alla morte.
- Ma, in conclusione, i cento dollari lei è disposto a
darmeli?
-- Mantengo la parola! Ho promesso i dollari e li do. -
Si muore, si sa che si deve morire, non ci si vuole
pensare e si vive come se non si dovesse morire! Così si comporta d'ordinario
la massa dei mortali, che si agita sulla terra.
L'enigma della vita, cioè la sopravvivenza dell'anima
dopo la morte, può essere illuminato, ma solo imperfettamente, dalla ragione
umana.
Infatti la ragione attraverso il creato può assurgere al
Creatore; ammettendo l'esistenza di Dio, può arrivare a comprendere che Egli è
anche remuneratore, tanto del bene quanto del male, perché a Dio non può mancare
l'attributo della giustizia. Ma siccome il bene ed il male non sempre nella
vita terrena hanno la giusta remunerazione, ne consegue che la ragione è prone
a credere alla vita di oltre tomba, ove può aversi l'adeguata remunerazione.
Si sa d'ordinario che l'anima è spirituale; per
convincersene basta riflettere sui meravigliosi frutti dell'intelligenza umana
che non possono attribuirsi alla materia. L'anima, essendo spirituale, è
semplice, cioè non ha parti, e quindi non può essere soggetta alla dissoluzione
come gli altri esseri materiali; perciò non è contro ragione che l'anima possa
continuare a vivere anche se distaccata dal corpo umano. Sebbene la conoscenza
della sopravvivenza dell'anima dopo la morte possa aversi con la semplice
ragione, però non è tanto facile raggiungerla; e questa conoscenza può nuotare
nei dubbi e cadere anche in certi errori.
E' la Rivelazione Divina che illumina appieno il
mistero della vita, liberando dagli scogli dei dubbi e degli errori.
I figli dell'uomo sono come l'erba che germoglia al
mattino; al mattino fiorisce, germoglia ed alla sera è falciata e dissecca.
(Salmo: 38 ... ).
Tutto ha un fine nell'universo, dagli esseri massimi ai
minimi, dai più perfetti ai meno perfetti.
E l'uomo, che giustamente è considerato il più perfetto
degli esseri ed è chiamato "il re del creato", non deve avere un fine
come gli altri esseri, anzi un fine di gran lunga superiore a qualunque altro
essere?
Si, insegna la Fede Divina ; ma il suo fine non è la vita
terrena; questa è soltanto un mezzo per raggiungere il vero fine, l'ultimo,
quello eterno, nell'altra vita.
Gl'insegnamenti della Bibbia sono stati dati all'umanità
da Dio stesso, il quale si è servito di uomini straordinari chiamati Profeti.
In ultimo, nella pienezza dei tempi, è venuta nel mondo la seconda Persona
della Santissima Trinità, il Figlia Unigenito di Dio, Gesù Cristo, Dio-Uomo,
avente due nature, la divina e l'umana, ed una sola Persona.
Gesù Cristo, Sapienza Incarnata, Maestro Divino, Luce
Eterna, ha illuminato il mistero della vita. Egli afferma: Io sono la Luce del mondo. Chi segue me,
non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. (Giovanni. VIII - 12).
Chiunque ascolta le mie parole e le mette in pratica,
sarà paragonato ad un uomo prudente, che edificò la sua casa sulla roccia.
(Matteo. VII - 24).
UNO SGUARDO ALLA STORIA
Scopo di questo scritto non è dimostrare la storicità di
Gesù Cristo, l'autenticità dei suoi insegnamenti e più che tutto la sua
Divinità. Innumerevoli e poderosi scrittori nel corso dei secoli hanno, assunto
brillantemente questo compito. Anche l'autore di queste pagine ha diversi
scritti in proposito, quali "L'aurora del Cristo", "Il Nazareno
Maestro Divino", "Il Cristo così ci amò", "L'umanità qui fu
redenta", cioè, Gesù nella Palestina.
Del resto, basta dare uno sguardo fugace sul mondo, per
vedere i raggi della grandezza e della potenza di Gesù Cristo. La sua nascita
segnò un solco indelebile nella storia ed i secoli si contano da due mila anni
in qua dal giorno in cui Egli venne su questa terra.
Gesù, dopo avere dimostrato la sua Divinità con la
sublimità della Dottrina Evangelica e con i più strepitosi ed innumerevoli
miracoli, volle morire in pubblico, dissanguato; dopo morto ebbe trafitto il
cuore. Più volte aveva affermato in vita che dopo tre giorni dalla morte si
sarebbe ridata la vita risorgendo. I suoi nemici, che lo avevano fatto
condannare a morte innocentemente, perchè gelosi della sua gloria, erano a
conoscenza della preannunziata risurrezione ed allora misero le guardie a
custodia del suo sepolcro.
Ma il terzo giorno Gesù risuscitò gloriosamente. Rimase
ancora sulla terra quaranta giorni, conversando ed anche mangiando con i suoi
Apostoli. Era Lui, vivo e vero, e si lasciava toccare, dicendo: Sono io, in carne
ed ossa! -
Fondò la sua Chiesa, dando il potere a dodici uomini,
pescatori, rozzi ed illetterati, di continuare l'opera sua per portare la luce
della Divina Rivelazione ad ogni creatura.
Se Gesù Cristo non fosse Dio-Uomo, l'opera sua sarebbe
morta con Lui sulla Croce e seppellita con Lui nel sepolcro. Invece dopo venti
secoli il Cristo è vivo ed è il Trionfatore del mondo.
La sua dottrina capovolse l'impero romano idolatra,
malgrado tre secoli di sanguinose persecuzioni; abolì la schiavitù; milioni di
Martiri dando la vita professarono la loro fede in Lui; sostiene perennemente
la sua Chiesa, sempre combattuta e mai vinta; è stato ed è amato, adorato,
pregato e benedetto da miliardi di uomini di ogni ceto sociale; nessuno al
mondo è seguito con tanto disinteresse come Gesù Cristo. E purtroppo nessuno
sulla terra è tanto bestemmiato e combattuto quanto Gesù. Egli è Luce; ma i
cattivi amano le tenebre, perchè le loro opere sono malvagie.
La grande piazza ed il vicino ampio spiazzale ogni giorno
accoglie pullmans e macchine; giungono uomini e donne di ogni nazionalità e si
odono diverse lingue. Chi filma, chi fotografa e chi si contenta di guardare;
ma tutti hanno un'ardente aspirazione: Finalmente sono qui! Posso vedere e
baciare quel luogo sacro! -
E' Bethlemme, la cittadina dove nacque Gesù Cristo.
I pellegrini, visitata la grande Basilica a cinque
navate, vedono in fondo al coro due scalette e discendono per esse verso la
sacra Grotta; subito si trovano, davanti all'Altare della Natività.
Istintivamente ci s'inginocchia e si resta a pregare ed a meditare.
Il posto della nascita è segnato da un'ampia stella
d'argento, sulla quale è scritto in lingua latina "Hic de Viràine Maria
Jesus Christus natus est".
Qui nacque il Cristo, il preannunziato dai Profeti, l'Aspettato
dai popoli, la cui vita era stata già scritta secoli prima che Egli nascesse!
Qui la
Vergine Maria lo mise al mondo senza i dolori del parto!
Qui, alla nascita, le Schiere Angeliche cantarono
festanti: Gloria a Dio nell'alto dei Cieli e pace in terra agli uomini di buona
volontà!
Qui ininterrottamente, tutti i giorni, da tutto il mondo
accorrono i pellegrini e piegano umilmente le ginocchia e non solo i semplici
fedeli, ma pure i blasonati, i re, gl'imperatori, i Porporati e la Suprema Autorità
della Chiesa, il Sommo Pontefice.
Non è solamente la Grotta di Bethlemme, che invita i pellegrini e
sveglia la fede, ma lo è di più il Calvario e maggiormente il Santo Sepolcro,
testimonianza della morte e risurrezione del Dio fatto Uomo.
FIAMMELLE... E SOLE!
Più volte avevo sorvolato in aereo Parigi ed avevo potuto
osservare di particolare soltanto il corso della Senna, che attraversa la
città.
Desideravo fermarmi nella capitale della Francia in
qualche occasione propizia per visitare alcuni monumenti storici, di cui Parigi
è orgogliosa.
Ha la sua importanza storica. La tomba di Napoleone
Buonaparte, nella Bastiglia; è un po' staccata dalla città.
Ma il monumento, che forma la gloria di Parigi, è il
Pantheon, ove stanno le tombe degli uomini più illustri della Francia,
governanti, generali, inventori, letterati, oratori, ecc...
Si guardano quelle tombe, si leggono le epigrafi, ma
nessuno dei visitatori s'inginocchia, prega ed adora.
Sono stati uomini grandi, ma grandi davanti agli uomini;
sono stati durante la loro vita come cerini accesi ed hanno dato un po' di luce
e poi... si sono spenti. Quale differenza tra costoro ed il Cristo! Loro
semplici fiammelle temporanee, mentre il Cristo è il Sole, la sorgente perenne
della vera Luce, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo!
IL MAESTRO DIVINO
Al tempo di Gesù molti si presentavano al popolo come
maestri, pretendendo d'insegnare la verità; tali erano i Dottori della Legge, i
Rabbini, gli Scribi ed i Farisei.
Ma Gesù disse ai suoi discepoli: Non fatevi chiamare
maestri, perchè il vostro maestro è solo il Cristo. (Matteo. XXIII - 10).
Gesù ammaestrava (nelle Sinagoghe) nei sabati e gli
uditori si stupivano della sua dottrina, perché
parlava con autorità. (Luca. IV - 31).
Gl'insegnamenti del Divin Maestro hanno come base: Questa
vita terrena è per gli uomini una prova, alla quale è riservato un premio
eterno, il Paradiso, oppure una pena eterna, l'inferno. Il premio sarà dato a
chi avrà osservato la
Legge Divina e la pena a chi non l'avrà osservata.
Gesù, per farsi comprendere da tutti ed essere più
scultorio nel suo insegnamento, si serviva spesso delle parabole, che
d'ordinario traeva dal luogo o dalle circostanze ove ammaestrava.
Per insegnare che nell'altra vita c'è il Paradiso e c'è
l'inferno, portò la parabola del ricco epulone e di Lazzaro il mendicante.
Il ricco, appena morto, piombò nell'inferno, nel luogo
dei tormenti; il povero fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo. (Luca. XVI
- 19).
Ed ancora dice Gesù: Non temete coloro che uccidono il
corpo, ma temete piuttosto Colui che può perdere il corpo e l'anima, (cioè
Dio). (Matteo. X - 28).
Gesù chiude un'altra parabola con queste parole rivolte
ad un ricco possidente:
Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà
domandata. E quanto hai preparato di chi sarà? (Luca. XII - 20).
Ancora altri insegnamenti evangelici: Fatevi delle borse
che non si logorano, un tesoro che mai vien meno nei Cieli, dove il ladro non
si accosta e la tignola non consuma. (Luca. XII - 33).
Chi crede in me, anche se morto, vivrà. (Giovanni. XI -
25).
Come appare dagli insegnamenti evangelici, Gesù prospetta
sempre la vita d'oltre tomba, esortando a compiere opere buone in questa vita
per arricchirci per l'altra eterna.
Il tempo della vita terrena ci è dato da Dio unicamente
per farlo fruttare per la vita d'oltre tomba. Gesù illustra questo principio di
base con una parabola: Un uomo aveva un fico piantato nella vigna ed andò a
cercarvi i frutti. L'albero era carico di foglie, ma senza fichi. Indispettito,
disse al vignaiolo: Da tre anni vengo a cercare frutto da questa pianta e non
ne trovo. Tagliala! A che sta ancora qui ad occupare il terreno? -
Ma l'altro rispose: Signore, lascia ancora quest'anno la
pianta. Proverò a zapparla meglio ed a concimarla intorno. Speriamo che faccia
frutto.
- Aspetterò, soggiunse il padrone, ancora un anno.
Passato questo tempo, se non frutterà, taglierai il fico e sarà messo nel
fuoco.
- Cosi, concluse Gesù, farà il Padre mio Celeste, se non
farete frutti di buone opere. (Luca. XIII - 7...).
La vita non ha per fine la caccia ai piaceri, la
cupidigia del denaro e l'appagamento dell'amor proprio. Solamente i cattivi e
gl'incoscienti possono pensarla così. A costoro Gesù Cristo risponde: Che cosa
giova all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde la sua vita? Oppure,
cosa darà in cambio per essa? (Matteo. XVI - 26). Le parole di Gesù
significano: Cosa vale acquistare ricchezze e procurarsi piaceri nella vita
terrena, se poi si perde l'anima andando all'inferno?
COME SARA'?...
Si può chiedere: Conosciamo questa vita. Ma, dopo la
morte, come sarà l'altra vita? -
Si dà la risposta, sempre alla luce della Rivelazione.
Sulla terra noi viviamo la vita con due elementi: anima e
corpo.
L'anima è uno spirito creato direttamente da Dio
nell'atto dell'umana concezione ed è ad immagine ed a somiglianza di Dio; così
è detto nella Sacra Bibbia. (Genesi. I - 27).
L'anima è dotata d'intelligenza per conoscere la verità
ed è dotata di volontà per amare il bene. E' in condizioni di potere godere e
di potere soffrire.
Essendo spirituale e dovendo stare temporaneamente in
questo mondo materiale, non potrebbe agire come tale. Allora il Creatore l'ha
unita ad un elemento materiale, chiamato corpo, affinchè possa servirsi di esso
come di strumento per agire sul mondo materiale.
Il corpo umano è composto di elementi chimici e si
conserva con la nutrizione quotidiana e con altri elementi, che l'aiutano a
mantenersi in vita.
L'anima si serve delle membra del corpo e dei vari sensi
per espletare gli atti delle sue facoltà spirituali, cioè dell'intelligenza e
della volontà.
Il corpo agisce finchè è unito all'anima; appena questa
lo lascia, resta immobile, insensibile ed a poco a poco si dissolve nei suoi
elementi costitutivi, finchè si polverizza; tale è la sorte del corpo umano,
appena è lasciato dall'anima.
Invece l'anima continua a sopravvivere, essendo capace di
godere o di soffrire anche separata dal corpo.
Nella vita terrena gli uomini sono anima e corpo;
nell'altra vita vive soltanto la loro anima.
Secondo la Divina Rivelazione , alla fine del mondo avverrà
la risurrezione dei morti ed allora, per virtù divina che è onnipotente, si
riunirà ogni anima al proprio corpo, affinchè anche i corpi partecipino alla
sorte stessa delle anime, sorte beata se sulla terra saranno stati strumento di
bene, o sorte infelice se avranno servito al male operare.
Negare la vita di oltre tomba, sarebbe dare del
"bugiardo" a Gesù Cristo, che ripetutamente ha insegnato questa
verità.
L'AGNOSTICO
Fui invitato a visitare un malato; non teneva il letto,
però era colpito da grave male. Era professore d'università.
Mi avevano informato del suo stato morale. Tentai
d'illuminarlo:
Professore, cosa ne pensa della Santa Religione?
- Ma... io non credo! Sono un agnostico.
- Con la sua intelligenza cerchi di andare a fondo al
grande problema della vita dell'al di là.
- Appena si muore, finisce la vita e finisce tutto; si
cade nel nulla.
- Professore, ragioniamo! Dato e non concesso che tutto
finisca con la morte, lei potrebbe restare tranquillo. Ma se ci fosse, come
realmente c'è, un Dio Creatore ed anche Giudice degli uomini; e se ci fosse un
inferno, lei come si troverebbe? -
Mi rispose con espressione cinica: Beh! Se ci fosse
realmente un inferno, come ci stanno gli altri, potrei starci anch'io! -
Non trascorse molto ed il professore morì. Era vissuto
negli amori delle donne ed anche sul letto di morte ne aveva una presso il
capezzale.
Il suo idolo era la donna e l'immoralità. C'era un muro
tra lui e Dio; nessuna meraviglia se non aveva fede e se negava la vita di
oltre tomba.
Per lui, quantunque professore d'università,
gl'insegnamenti del Cristo erano un nulla.
E quanti oggi nel mondo sono come questo sventurato
professore!
I MOSCERINI E... L'AQUILA
A Napoli ero passato sovente davanti alla monumentale
Chiesa di San Domenico Maggiore. Un giorno volli visitarla a tutt'agio; non
solo osservai l'interno, ma feci di tutto per visitare i locali adiacenti
storici, appartenenti all'antico convento dei Padri Domenicani.
Mi fermai a lungo davanti ad una cameretta, chiusa; la
finestra a grandi vetri lasciava vedere comodamente tutto l'interno. Puntai gli
occhi sul tavolino e pensai:
Qui lavorò San Tommaso D'Aquino, il più grande Dottore
della Chiesa Cattolica, il Dottore Angelico, forse la mente più elevata dopo
quella di Salomone, sole della scienza teologica, caposcuola della Filosofia
Scolastica! Su questo tavolino egli scrisse i colossali volumi della
"Somma Teologica".
A qualche passo dalla cameretta, a discreta altezza, c'è
la campana, che a suo tempo chiamava a raccolta i suoi discepoli per le
quotidiane lezioni.
In una Cappella della Chiesa sta esposto in alto un
quadro, che rappresenta Gesù Crocifisso. E' la Cappella dedicata a San
Tommaso. Il quadro riscuote molto venerazione perchè quel Gesù, ivi
raffigurato, un giorno si animò e così parlò al Santo: Hai scritto bene di me,
o Tommaso! Cosa vuoi in ricompensa?
Il Santo rispose da Santo: voglio soltanto te, o Signore!
-
Cosa sono tanti atei, razionalisti, agnostici e
miscredenti d'ogni genere davanti a San Tommaso D'Aquino, aquila del sapere?
Sono moscerini, che negano l'al di là, perchè accecati dalla superbia e dalla
lussuria!
CHI ASSEGNA LA SORTE ETERNA ?
La vita di oltre tomba ha principio subito appena l'anima
lascia il corpo. Se si fosse liberi nella scelta, certamente ognuno
sceglierebbe il Paradiso; ma non c'è libertà di scelta, poichè l'assegnazione
della sorte eterna è data direttamente da Dio.
Basandoci sulla Divina Rivelazione, noi sappiamo e
crediamo che Dio è uno nella Natura e trino nelle Persone, Padre, Figlio e
Spirito Santo. E' questo il più grande mistero divino, di cui si conosce
l'esistenza, ma non si è capaci di comprenderne l'essenza.
E' proprio il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che assegna
alle anime la loro sorte eterna. Egli stesso lo afferma: Il Padre ha dato al
Figlio il potere di giudicare, perchè è Figlio dell'uomo. (Giovanni. V - 26).
Nel Vangelo ci sono diverse parabole,. ove Gesù si
presenta sotto le sembianze di chi domanda conto ai dipendenti ed a chi dà la
lode ed il premio ed a chi dà il rimprovero ed assegna il castigo.
Le parabole insegnano che il conto da dare a Dio è
importante.
L'incontro con Gesù Cristo Giudice è importante, sia per
la grandezza sovrana del Figlio di Dio e sia per la rilevanza della sentenza
eterna, che l'anima ha da ricevere.
QUANDO AVVERRA’?
Quando avverrà questo grande incontro? Subito, appena si
muore.
Poichè si può morire da un momento all'altro, l'incontro
deve tenersi presente nella mente. Infatti Gesù stesso dice: State vigilanti,
perchè nell'ora che non vi aspettate il Figlio dell'uomo verrà. (Luca. XII -
39).
Ogni giorno sono centinaia di migliaia coloro che attuano
questo incontro a causa della morte. Ma tutti costoro sono preparati con la
dovuta vigilanza?
Quanti si cullano nella dolce speranza di superare la
giovinezza e la virilità e di godere anche la relativa quiete dell'anzianità e
della vecchiaia, mentre per imprevisti la loro vita è recisa come il fiore
dallo stelo appena sbocciato!
- Beati quei servi, dice Gesù, che il padrone al suo
arrivo troverà vigilanti! (Luca. XII - 37).
DOVE?
Il giudizio umano ha le sue formalità. Il giudice, in
toga, dà la sentenza nella sala del tribunale, alla presenza della Corte, dopo
avere ascoltato l'accusa e la difesa degli avvocati.
Invece il giudizio divino avviene in un batter d'occhio,
in un attimo, dice San Paolo, e si attua li, ove l'anima si distacca dal corpo.
Sull'istante avviene il grande incontro: l'anima si trova
davanti a Cristo Giudice.
Terribile verità per i cattivi! Morire e subire il
giudizio nell'atto di bestemmiare contro Dio o mentre si sta commettendo una
grave colpa, privatamente o davanti ad altri... in quella via o in quella casa
di peccato!
ANNA E CLARA
Da tempo ha fatto tanto rumore in Italia ed all'estero un
libretto, che porta l'Imprimatur del Vicariato di Roma, 9 aprile 1952, con la
firma del Cardinale Traglia.
La stampa, religiosa e quella irreligiosa, ha fatto i
suoi commenti.
E' una manifestazione di oltre tomba. La giovane Annetta,
vissuta senza timore di Dio, dopo un anno di matrimonio fu vittima di uno
scontro automobilistico. Condannata all'inferno, dopo una decina di giorni
dalla morte si manifestò all'amica Clara, signorina veramente religiosa.
Si riporta l'ultimo brano del libretto: « Clara, ciò che
accadde del mio cadavere e lo svolgimento del mio funerale mi sono noti nei
loro particolari, mediante cognizioni naturali che noi qui abbiamo. Quello che
succede sulla terra noi lo sappiamo nell'inferno soltanto nebulosamente.
« Nell'istante del mio trapasso io mi vidi come inondata
da una luce abbagliante. Fu nel medesimo luogo dove giaceva il mio cadavere.
« Avvenne come in un teatro, quando nella sala di un
tratto si spengono le luci, il sipario si divide rumorosamente e si apre una
scena inaspettata, orribilmente illuminata: la scena della mia vita.
« Come in un specchio l'anima mia si mostra a me stessa.
Io mi sentii come un assassino, al quale, durante il processo giudiziario,
viene portata dinanzi la sua vittima esanime.
« Non potevo resistere sotto gli occhi di Dio, da me rigettato.
« Allora la mia anima, come un'ombra gialla di zolfo,
precipitò nell'eterno tormento ».
QUALE GIORNO E' PREFERIBILE?
La vita terrena è un intreccio di rose e di spine, o
meglio, di spine e di rose, perchè le spine sogliono essere in maggioranza.
Giorno di rose è considerato quello della nascita. Quanta
festa in famiglia e quanti auguri si fanno dai parenti e dagli amici!
Ogni anno si ricorda quel giorno con particolare
festicciola, più o meno solenne, secondo le possibilità. E' il compleanno.
La torta con il numero delle candeline accese e che poi
si spengono, corrispondenti al numero degli anni trascorsi, è un'espressione
umana delicata dei vari membri della famiglia.
Cosi si pensa nel mondo e non c'è nulla di male; il
giorno della nascita è un bel giorno.
Nel Sacro Libro di Qoélet (VII - I) si legge: E'
preferibile il giorno della morte a quello della nascita.
Conviene andare a fondo a questa affermazione della Sacra
Scrittura, per comprendere sotto quali aspetti il giorno della partenza da
questo mondo sia da preferirsi a quello dell'arrivo.
L'ULTIMO GIORNO
Il bambino appena nasce piange. Il pianto esprime dolore.
L'ultimo giorno della vita è giorno di dolore, per chi
muore e per i suoi cari che lascia.
Chi non ha fede, accorgendosi che la vita è ormai alla
fine, pensando che deve rompere per sempre i legami degli affetti più cari,
lasciare ad altri il frutto dei suoi sacrifici, dare l'addio ad ogni piacere
sensuale, dibattersi coi forti dolori fisici e rassegnarsi ad essere chiuso in
una cassa funebre e poi essere seppellito sotto terra... impreca contro il
destino: Ah, non fossi mai nato!
Chi ha fede, trovandosi sul letto di morte, se sono
ancora in efficienza le sue facoltà mentali, assistito dalla divina grazia,
comprende che quello è il vero tempo della sofferenza. Volge lo sguardo al
Crocifisso e prega col pensiero:
Gesù, anche tu hai sofferto e sei mor¬o in Croce per me!
Con la sofferenza hai salvato il mondo e così sei entrato nella tua gloria.
Gesù, ti offro le mie pene! Accettale in espiazione dei
miei peccati, quali Purgatorio in terra!
Gesù, dammi la forza, come l'hai data alla Madre tua ai
piedi della Croce! Gesù, come tu hai detto: Padre, nelle tue mani affido il mio
spirito! - così ripeto anch'io: Gesù, nelle tue mani metto l'anima mia! -
Quanta pace scende nell'anima piena di fede! Quanta forza
e generosità dà il Signore nel sopportare le pene dell'ultima giorno della
vita!
DISTACCO SERENO
Una delle pene maggiori per chi parte da questo mondo con
la piena coscienza, è il distacco dalle persone care.
In una cameretta stava un signora; da qualche tempo
teneva il letto ed ormai poteva dirsi alla fine della vita. Non era lasciata
sola; le persone amiche la visitavano augurando che si rimettesse in salute.
L'ultima sera, alcune ore prima di spirare, ancora
parlava e riceveva visite. Congedandosi una visitatrice, le disse: Signora,
arrivederci!
- Arrivederci... ma non qui... in Paradiso! -
Chi, ha, fede, soffre, ma relativamente, nel distacco,
perchè sa che in Paradiso si rivedranno coloro che temporaneamente si lasciano
sulla terra.
La signora che moriva con tanta fede, è la madre di chi
scrive queste pagine.
GIORNO SENZA TRAMONTO
La vita terrena è detta valle di lacrime. Nell'ultimo
giorno della vita si esce da questa valle.
Quanti problemi assillanti tormentano la mente umana!
Quanti rimorsi per colpe commesse! Quante lacrime per calunnie e prepotenze!
Quanti timori e dubbi tormentosi nei combattimenti spirituali! Quante lotte per
superare certe tentazioni!
Malgrado ciò, d'ordinario si vorrebbe non morire e questo
non solo per quello che si lascia, ma anche per la paura di quello che si
attende dopo la morte.
Basta vivere bene, o almeno morire nell'amicizia di Dio,
e così può superarsi la paura dell'al di là.
Lasciare la terra ed entrare nell'eternità è, con pallida
immagine, come uscire da un profondissimo sotterraneo, buio, freddo ed umido, e
venire alla luce del sole di primavera, a mezzogiorno, in mezzo ai fiori, ai
profumi ed alle musiche melodiose.
I giorni della terra hanno il tramonto, ma, dice la Sacra Scrittura ,
che nell’altra vita il giorno non ha tramonto... è eterno.
RIFLESSIONE
Si è detto sopra, secondo la Bibbia , che il giorno della
morte è preferibile a quello della nascita.
Appena si muore, si vede Dio, il Creatore dell'universo.
Grande è l'incontro dell'anima col Creatore; non è
possibile descriverlo. Per quanto si dica, si dice sempre il minimo. Tuttavia
si tenta di dire qualche cosa.
Ero partito da Fiumicino - Roma sull’aereo dell'Alitalia,
diretto a New York.
Si fece breve sosta a Milano e poi unica tappa sino a
Brooklyn.
Certe cose si sanno, ma quando si constatano fanno più
piacere. Tra l'Italia e New York ci sono sei ore di differenza di fusi orari;
cosicchè in America giunsi in pieno giorno, mentre in Italia contemporaneamente
era già piena sera. Al ritorno, partendo da Brooklyn nella serata, la notte
durò sei ore di meno. Ecco un ricordo di quella notte di aereo.
Preso un poco di riposo, volli meditare stando al
finestrino del velivolo, il quale a dodici mila metri di altezza percorreva
circa mille chilometri all'ora.
Ero in pieno Oceano Atlantico:
- Dio, come sei grande! E' immenso questo oceano! Chi sa
quali abissi stanno nei suoi fondi! Quanta varietà di pesci, piccoli e giganti,
vi stanno dentro! Quelle navi che lo stanno attraversando sembrano giocattoli.
-
Sollevando lo sguardo, miravo il cielo stellato,
limpidissimo e si avvertiva lo scintillio delle stelle.
- Dio, come sei potente! Con una sola parola hai popolato
il cielo di stelle ed ora sono sparse a migliaia di miliardi nelle sterminate
galassie, ognuna col suo movimento e col suo corso assegnato da seguire!
La notte fu breve; presto cominciò l'alba, segui l'aurora
e poi fece la sua comparsa "il ministro maggior della natura", il
sole.
- Dio, com'è piccolo l'uomo quando contempla le tue opere
stupende!. Le meraviglie del creato sono semplici segni delle tue divine
perfezioni. O Dio, tutto ciò che di buono e di bello c'è nel creato, la
dolcezza dell'amore, la luce della verità, la bellezza degli astri, il profumo
dei fiori, i frutti della scienza... tutto canta la tua gloria! Tu, o Dio, sei
l'amore, la bellezza, l'onnipotenza, la felicità perfetta! Sei il tutto, o Dio;
fortunato me, perchè ho la fede! Tu mi hai creato per rendermi felice in
Paradiso davanti al tuo volto! O Dio, io ti vedrò!... Ma, quando? Appena
l'anima mia lascerà questa corpo. Morrò e subito vedrò te, o Dio, Splendore
Eterno e Luce Increata!
Dalla breve esposizione fatta sinora si può in qualche
modo comprendere la veridicità della sentenza della Sacra Scrittura, cioè che
il giorno della morte, per tutto quello che lo segue, se c'è la fede, è da
preferirsi al giorno della nascita.
BONTA' E GIUSTIZIA
Dio ha tutte le perfezioni in grado sommo; in Lui le
perfezioni non sono qualità, ma sono essenza o sostanza.
Com'è infinitamente buono, così è infinitamente giusto.
Grande, stupendo, invidiabile e glorioso l'incontro
dell'anima fedele con Gesù appena si separa dal corpo ed entra nel gaudio
eterno!
Grande, ma terribile è l'incontro dell'anima infedele con
Gesù Giudice, Re di tremenda maestà, perchè allora agisce la Divina Giustizia !
Quando Gesù nelle parabole evangeliche parla di qualche
servo infedele, dice: Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre; ivi sarà
pianto e stridore di denti. (Matteo. XXII - 13).
Mentre siamo in questa vita di pellegrinaggio, Dio usa
più misericordia che giustizia. Guai a noi, poveri mortali, se non fosse così!
Dio conosce la debolezza umana, causata dalla colpa di origine, di Adamo e di
Eva; perciò la sua misericordia è senza misura sino all'ultimo istante della
vita. Appena si muore, cessa la misericordia e viene messa in atto la
giustizia.
NEL TEMPO MISERICORDIA... NELL'ETERNITA' GIUSTIZIA
Gesù vuole usare misericordia, ci vuole felici in
Paradiso ed a tal fine è morto in Croce; ma nell'applicazione della sua
misericordia Egli esige la cooperazione umana. Dice il grande Dottore della
Chiesa S. Agostino: Chi ti ha creato senza di te, cioè senza la tua
cooperazione, non ti salverà senza di te, cioè senza che tu cooperi. -
Nella storia della Serva di Dio Suor Faustina, polacca,
si legge che in un colloquio Gesù le disse: Parla a tutti del mio amore
misericordioso: Ho tutta l'eternità per la mia Giustizia; ho solo il tempo
(della vita terrena) per la mia Misericordia e voglio usare Misericordia. -
Beati quelli che abitualmente vivono nell'amicizia di Dio
con la sua grazia e beati anche quelli che, pur essendo caduti nel fango delle
colpe, in un dato momento si sono rialzati risolutamente e trascorrono il resto
della vita sulla via tracciata da Gesù Cristo!
Purtroppo ci sono di coloro che cadono e si rialzano; poi
ricadono e di nuovo si rialzano; la loro vita è un alternarsi di servizio ora a
Dio ed ora a Satana. Ma dice Gesù: Non si possono servire due padroni. (Matteo.
VI - 24).
Guai ad essere colpiti dalla morte, mentre si è schiavi
del peccato, cioè mentre si è nella disgrazia di Dio!
Durante la vita, nell'alternativa dell'amicizia di Dio,
si può ancora usufruire della misericordia, ma, cessata la vita, cessa la
misericordia.
L'alternativa nella vita morale è un grave pericolo di
dannazione eterna. Viene a proposito una dichiarazione di "Anna.e
Clara", libretto di cui si è fatto cenno sopra. E' Anna che comunica
all'amica certe notizie del suo stato di dannazione.
« Clara, tutte le fluttuazioni dell'esistenza terrena
sono cessate in quest'altra vita. Da voi, sulla terra, l'uomo può salire dallo
stato di peccato allo stato di grazia e dalla grazia cadere in peccato, spesso
per debolezza, talvolta per malizia.
« Con la morte questo salire e scendere finisce, perchè
ha la sua radice nell'imperfezione dell'uomo terreno. Ormai noi dannati abbiamo
raggiunto lo stato finale.
« Già col crescere degli anni i cambiamenti divengono più
rari. E' vero, fino alla morte si può sempre rivolgersi a Dio o voltargli le
spalle. Eppure, quasi trascinato dalla corrente, l'uomo prima del trapasso, con
gli ultimi deboli resti della volontà, si comporta come era abituato in vita.
La consuetudine, buona o cattiva, diviene una seconda natura e questa lo
strascina con sè.
« La preghiera è il primo passo decisivo verso Dio.
Pregare è la cosa più facile che l'uomo possa fare sulla terra e proprio a
questa cosa facilissima Dio ha legato la salvezza di ognuno. Tutti coloro che
bruciano nell'inferno non hanno pregato o non hanno pregato abbastanza.
« Dico queste cose perchè costretta, consumandomi d'ira.
–
SENTENZA DI MORTE ETERNA
L'incontro con Gesù Giudice è per tutti, per i buoni e
per i cattivi, cioè per quelli che servono sempre fedelmente Dio, oppure si
sono convertiti durante la vita o almeno nell'ultima ora; ed è anche per coloro
che vivono abitualmente nella inimicizia di Dio e per gli altri che servono a
due padroni, ora a Dio ed ora al demonio, e che all'atto della morte sono in
grave peccato.
E' terribile per un uomo comparire davanti al giudice,
che deve pronunziare la sentenza di morte; però sulla terra si tratta di un
uomo che ha da comparire davanti ad un altro uomo.
Chi muore in disgrazia di Dio, deve comparire non davanti
ad un semplice uomo, ma davanti all'Uomo-Dio, a Gesù Cristo, che ha sparso il
suo Sangue per salvarlo dalla morte eterna.
La sentenza di morte data dal giudice terreno, toglie la
vita temporale; con tutto ciò, se l'anima spira nell'amicizia di Dio, può
entrare nel gaudio eterno.
Invece la sentenza data dal Giudice Divino all'anima
infedele, dà la morte eterna, perchè l'inferno è più che una seconda morte.
Dice lo Spirito Santo: E' cosa orrenda cadere nelle mani
del Dio Vivente! (Ebrei. X - 31) - il che significa che è cosa orrenda
l'incontro dei cattivi con Gesù Cristo.
L'APOCALISSE DICE...
Nel Sacro Libro dell'Apocalisse (XXI-¬5) è detto:
Colui che sedeva sul trono (in Cielo) disse: Scrivi,
perchè queste parole sono certe e veraci. Ecco, sono compiute! Io (Gesù) sono
l'Alfa e l'Omega, il Principio e la
Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della
fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni. Io sarò il suo Dio
ed egli sarà mio figlio.
Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi,
gl'immorali, i fattucchieri, gl'idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo
stagno ardente di fuoco e di zolfo. E' questa la seconda morte. -
La parola di Dio è... parola di Dio, indiscutibile,
infallibile, perchè Dio è Verità. I buoni la credono e procurano di metterla in
pratica. Gl'incoscienti e gli irriflessivi non ne fanno caso e sono come i
giumenti senza intelletto. I cattivi, che sono nelle tenebre perchè in balia
delle passioni, se ne ridono, come se la parola di Dio non li riguardasse.
E' conveniente ora scendere a certi particolari.
Voi, atei, dite: Noi non crediamo in Dio. -
Siete liberi di dirlo e di vivere come se Dio non
esistesse. Malgrado ciò, Dio esiste.
E quando v'incontrerete con Cristo Giudice, il quale
portò al mondo la luce della Divina Rivelazione, comprovata da due mila anni di
evangelizzazione, che valore avrà la vostra scusa?
Voi, bestemmiatori, che trattate la Divinità con tanto
disprezzo e profanate così vergognosamente il santo nome di Dio, quale sentenza
dovrete aspettarvi da Lui, appena partirete da questo mondo? Voi non ci
pensate, eppure dovreste pensarci seriamente! Dovrà giudicarvi Colui contro il
quale bestemmiate.
Voi, assassini e sanguinari, che togliete la vita al
prossimo, non sapete che l'omicidio è uno dei quattro peccati che gridano
vendetta al cospetto di Dio? Sappiate che l'ira di Dio è tremenda e per
convincervi, basta spigolare nella Bibbia certi episodi, il primo dei quali è
l'omicidio di Caino. Comparirete davanti a Dio e forse al più presto!
E voi, spose e medici, più volte assassini per gli
aborti, come mai avete tanta stoltezza da scherzare col fuoco dell'inferno?
Infatti dice Gesù nell'Apocalisse che agli omicidi è riservato lo stagno ardente
di fuoco e di zolfo. Quale sarà l'esito del vostro incontro con Gesù Giudice?
Anche a voi, che vivete nell'immoralità, uomini e donne,
sono rivolte le parole dell'Apocalisse con la minaccia dello stagno di fuoco.
La sessualità e la lussuria vi dominano, l'abitudine vi lega, il vostro dio è
il piacere sensuale, con tutte le amarezze che l'accompagnano. Il vostro corpo
da un giorno all'altro potrebbe essere sciolto dall'anima con la morte e
finiranno tutti i vostri piaceri.
Il vostro incontro col Giudice Divino come sarà,
specialmente se avrete dato degli scandali?
DIO PERDONA GENEROSAMENTE
Dio perdona tutti i peccati nella vita presente,
qualunque sia il loro numero e la gravità, a condizione che il peccatore sia
realmente pentito del male fatto, che proponga di non farlo più e sia disposto
a fuggire le occasioni prossime del peccato. Questo peccatore è tenuto a
confessarsi per ricevere l'Assoluzione Sacramentale; se non potesse fare ciò
perchè impedito, può emettere un atto di dolore perfetto, che implicitamente
manifesta la volontà di confessarsi appena può.
Con l'atto di dolore perfetto e la volontà di
confessarsi, tutti i peccati, anche gravissimi, restano perdonati. Però la Santa Chiesa
prescrive che prima di ricevere i Sacramenti dei vivi, è necessario
confessarsi. I Sacramenti dei vivi sono: Cresima, Eucaristia, Olio
degl'infermi, Ordine Sacro e Matrimonio.
I DIVORZIATI
Quante anime si salvano, specialmente in punto di morte!
Sono atei che riacquistano la fede, bestemmiatori che pregano, assassini che
piangono per il male fatto, donne di mala vita che cambiano condotta, ladri ben
disposti a restituire la roba altrui, nemici che troncano l'odio e si
riabbracciano... !
A tutti è aperta la porta della misericordia prima del
grande incontro. Questa porta è chiusa solamente a qualche categoria di
peccatori, ma non per mancanza della misericordia di Dio, bensì per mancanza di
volontà dell'uomo, il quale non vuole detestare il male fatto e non è disposto
a troncarlo.
A questa infelice categoria apparten¬gono i divorziati.
L'uomo lascia la legittima moglie e convive con un'altra donna; la donna
abbandona il legittimo sposo e convive con un altro uomo, mentre Gesù Cristo,
che nel grande incontro dovrà dare loro la sentenza eterna, da Sommo Divino
Legislatore ha detto solennemente: Chi ripudia la propria moglie e ne sposa
un'altra, commette adulterio contro di lei. E se essa ripudia il marito e ne
sposa un altro, commette adulterio. (Marco. X - 11).
- Ma, si dice da tanti ignoranti, c'è ormai una legge
civile che ammette il divorzio! -
La legge c'è; però è legge umana ed è iniqua, perchè
contraria alla legge divina, e quindi è grave peccato servirsi di essa.
Gesù Cristo dice: L'uomo non separi ciò che Dio ha
congiunto. (Marco X - 5).
Quando un improvviso malore grave colpisce un divorziato
o una divorziata, sia per la spontanea paura dell'al di là, oppure per
suggerimento ed interessamento di qualche familiare, allora si chiama il
Sacerdote.
Si può dare l'Assoluzione Sacramentale a questi
divorziati e portare loro anche Gesù Sacramentato? La misericordia di Dio,
finchè sono in vita, non è pure per loro? Si... e no! Potrebbero averla, ma se
sono in grado di riceverla. Per averla dovrebbero dire col cuore e non solo con
le labbra: Signore, sono pentito della mia vita di divorzio, la quale è stata
una catena di peccati e di continuo scandalo. Sono vissuto in concubinato.
Voglio troncare la vita di divorzio. La donna che ho tenuto per moglie, sono
disposto a mandarla da casa mia (...o l'uomo che ho tenuto per marito, lo mando
da casa mia).
Quanti sono i divorziati e le divorziate, che hanno la
ferma volontà di fare cosi? Può affermarsi che sono pochi, anzi pochissimi. A
quelli che hanno la volontà ancora legata al divorzio, è chiusa la porta della
divina misericordia, restano ancora pubblici peccatori, non possono ricevere i
Sacramenti ed in tale triste stato faranno, appena spireranno, il loro grande
incontro con Gesù Cristo, la cui legge morale hanno messa sotto i piedi durante
la vita.
Infelici divorziati! Nell'altra vita, ov'è la Giustizia punitrice di
Dio, chi sa quante volte direte: Non fossimo mai nati!
VANA SPERANZA!
I divorziati, per calmare i pungoli della coscienza, o
meglio, per illudersi, si appigliano ad una istruzione data dalla Santa Chiesa
in quest'ultimo tempo e sperano di salvarsi anche loro nell'altra
Per taluni è facile la falsa interpretazione. E' bene
chiarire il concetto dominante dell'istruzione.
Questa istruzione della Santa Chiesa è sapiente, in
quanto potrebbe giovare alla eventuale conversione dei genitori divorziati e
più che tutto all'educazione religiosa dei loro figli.
I divorziati, pur seguendo questi buoni suggerimenti, se
muoiono impenitenti, saranno condannati da Dio perché muoiono in peccato.
Ed allora, cosa giova ai divorziati andare a Messa e
pregare?
L'utilità è questa: le opere buone, specie quelle
religiose e caritative, compiute dai divorziati, possono muovere la
misericordia di Dio a venire loro in aiuto, affinchè al più presto la loro
volontà si decida a troncare la vita di peccato, per cui l'uomo si distacca
dalla donna, che non è sua sposa, e la donna si distacchi dall'uomo, che non è
suo sposo.
Se i divorziati non giungono a questa doverosa
conclusione, non giovano a nulla le loro opere buone e vanno incontro
all'eterna perdizione. In fine di vita sarà vana la loro speranza di salvarsi
l'anima, pur dicendo: Mi affido alla misericordia di Dio e spero salvarmi pure
io!
DELUCIDAZIONE
E' stata esposta la norma morale riguardante i
divorziati.
Si fa giustamente notare che possono darsi dei casi, nei
quali per gravi motivi, quale ad esempio, l'avvenuta figliolanza, non si possa
rimandare la donna (ovvero l'uomo) e si debba rimanere sotto il medesimo tetto
a questa condizione:
1° che non resti ombra di scandalo, suggerendo come
eliminarlo.
2° che l'uomo e la donna vivano come fratello e sorella.
Nei casi di questa specie, sia sempre un Sacerdote
prudente a suggerire il da farsi.
RE ERODE, NON TI E' LECITO!
Il 29 agosto la Santa Chiesa ricorda nella Liturgia il Martirio
di San Giovanni Battista.
Il re Erode prese per sposa la cognata, cioè la moglie
del fratello Filippo. Un divorzio nella casa reale era un grande scandalo. Ma
chi avrebbe osato richiamare il re e rimproverarlo?
Giovanni Battista, lampada ardente e luminosa, colonna e
non canna agitata dal vento, si presentò ad Erode, facendolo riflettere sul suo
male operato, e gli disse: Non ti è lecito convivere con questa donna! -
La donna, ferita nel suo orgoglio ed indispettita che un
semplice uomo avesse l'ardire di rimproverare il re, fece di tutto perchè
Giovanni fosse rinchiuso nella prigione della fortezza di Macheronte ed in
seguito riuscì a fargli tagliare la testa.
Il martirio di San Giovanni Battista fu frutto di un
divorzio.
Il Battista ha in Cielo la gloria dei Martiri, in terra
ha l'onore di essere commemorato ogni anno nella Liturgia della Chiesa e nella
storia resta esempio luminoso di fortezza, mentre Erode e la sua donna sono
passati alla storia come assassini ed immorali.
Quanti Giovanni Battista ci vorrebbero oggi sparsi per il
mondo per alzare la voce contro coloro che, come Erode, vivono nel divorzio!
SECONDO INCONTRO
Se grande è l'incontro dell'anima con Cristo Giudice
subito dopo la morte, più solenne e molto più grandioso è un secondo incontro
alla fine del mondo.
Il primo è privato, cioè tra l'anima e Dio; il secondo è
di tutta l'umanità raccolta per il Giudizio Universale.
Il primo avviene lì, ove si muore; il secondo avrà luogo
nella Valle del Giudizio. (Gioiele. III - 14).
La sentenza del primo incontro non subirà mutamenti nel
Giudizio Universale, anzi sarà riconfermata solennemente davanti a tutta
l'umanità.
Nel primo incontro c'è l'anima soltanto, nel secondo essa
sarà unita al corpo risuscitato.
Tutti i miliardi di uomini e di donne, discendenti di Adamo
e di Eva in tanti secoli, come potranno essere contenuti tutti in un luogo?
Si risponde che i corpi risuscitati avranno delle qualità
preternaturali, per cui non occuperanno lo spazio come gli altri corpi che oggi
sono sulla terra. Abbiamo un esempio nel Corpo di Gesù Risorto, che entrava nel
Cenacolo a porte chiuse.
FINE DEL MONDO
Il secondo incontro solenne dell'umanità con Cristo
Giudice sarà precedutó da grandi eventi, preannunziate dallo stesso Gesù:
Sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre. State
attenti; non turbatevi, perchè è necessario che questo avvenga; ma non è ancora
la fine. Difatti si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno e vi
saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi. Ma tutto ciò sarà solo
l'inizio dei dolori.
Allora vi consegneranno alla tribolazione e vi
uccideranno e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti si
scandalizzeranno e si tradiranno a vicenda e si odieranno.
Sorgeranno molti falsi profeti ed inganneranno molti. Per
il moltiplicarsi dell'iniquità, la carità di molti si raffredderà. Ma chi
persevererà sino alla fine, questi sarà salvo. E questa buona novella del Regno
(dei Cieli) sarà predicata in tutto il mondo in testimonianza a tutti i popoli
ed allora verrà la fine.
Allora ci sarà una grande tribolazione, quale non c'è mai
stata dal principio del mondo fino ad ora e quale mai ci sarà. E se quei giorni
non fossero stati abbreviati, nessun uomo si salverebbe.
Come il lampo parte da oriente e brilla fino ad
occidente, cosi sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
Dovunque sia il cadavere, là si raduneranno gli avvoltoi.
Subito dopo la tribolazione di quei giorni il sole si
oscurerà e la luna non darà più il suo chiarore; le stelle del cielo cadranno e
le potenze dei cieli sarano sconvolte.
Ed allora apparirà nel cielo il segno del Figlio
dell'uomo (la Croce )
e tutte le tribù della terra si batteranno il petto e vedranno il Figlio
dell'uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e grande gloria. (Matteo.
XXIV -6 ...).
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria assieme
a tutti gli Angeli, si metterà sul trono della sua gloria.
Tutte le genti saranno radunate dinanzi a Lui ed Egli
separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e
metterà le pecore alla sua destra ed i capri alla sinistra.
Allora il Re dirà a quelli che sono alla sua destra:
Venite, benedetti dal Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato
preparato fin dalla fondazione del mondo!
Dirà a quelli che stanno alla sinistra: Andate via da me;
maledetti, nel fuoco eterno! (Matteo. XXV - 31).
I particolari della venuta solenne di Gesù Cristo alla
fine del mondo sono dettagliati e non abbisognano di commento. Sono verità,
perchè sono parole uscite dalla bocca del Signore. Tuttavia Gesù, qualche
volta, volendo far rimarcare il suo dire e dare un tono più forte al suo
insegnamento, adopera un'espressione particolare; cosi, dopo la predizione del
Giudizio Universale, dice: In verità vi dico che non passerà questa
generazione, prima che tutto si sia avverato. Il cielo e la terra passeranno,
ma le mie parole non passeranno. (Luca. XXI - 32).
LE DUE SCHIERE
Due immense schiere si troveranno davanti a Cristo
Giudice, quella dei buoni, i quali saranno risplendenti come astri e festanti, e
quella dei reprobi, i quali, destinati all'eterno supplizio, fremeranno di
rabbia e di rimorso e, vedendo la sorte beata degli eletti, diranno: Ecco
coloro che una volta abbiamo deriso e che da stolti abbiamo preso a bersaglio
del nostro scherno! Abbiamo giudicato la loro vita una pazzia e la loro morte
disonorevole. Perchè ora dunque sono considerati tra i figli di Dio e
condividono la sorte dei Santi? Abbiamo dunque deviato dal cammino della
verità; la luce della giustizia non è brillata per noi, né mai per noi si è
alzato il sole. Ci siamo saziati nelle vie del male e della perdizione; abbiamo
percorso deserti impraticabili, ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.
Che cosa ci ha guadagnato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la
ricchezza con la spavalderia? Tutto questo è passato come ombra. Siamo stati
consumati nella nostra malvagità. (Sapienza. V - 4).
TUTTO ALLA LUCE
Mentre l'umanità sarà distinta in due schiere, gli atti
umani dei singoli saranno conosciuti da tutti. Il bene compiuto nel segreto,
nel silenzio o nell'incomprensione, i sacrifici, le lotte sostenute per
resistere al male, anche i semplici buoni pensieri, tutto risplenderà affinchè
gli eletti siano glorificati pure davanti agli uomini.
Anche il male dei cattivi sarà messo alla luce. I
delitti, le nefandezze commesse nel segreto o nella solitudine, gli scandali ed
i loschi disegni, tutto apparirà nelle singole mostruosità agli occhi degli
eletti. Sarà quello un giorno di grande vergogna per i dannati.
Nella Cappella Sistina, nel Vaticano, c'è uno dei
capolavori di Michelangelo. E' la scena del Giudizio Universale. L'artista fece
di tutto per rappresentare l'incontro di Gesù Cristo con le due schiere.. C'è
tanto da meditare su quella scena! Purtroppo si medita poco sul Giudizio
Universale.
SUGGERIMENTI
Come già è stato detto, i grandi incontri con Gesù sono
due; però, assicurato il primo con la salvezza, resta assicurato il secondo.
Dunque, ciò che più importa è prepararsi bene al primo incontro.
Quest'ultima parte dello scritto si propone di dare dei
suggerimenti pratici, di cui le anime di buona volontà possono servirsi.
VIVERE IN GRAZIA
Ogni giorno potrebbe essere l'ultimo della vita; per
questo Gesù raccomanda di stare preparati. E' necessario, dunque, vivere
abitualmente in grazia di Dio; chi perdesse l'amicizia di Dio, dovrebbe fare di
tutto per riacquistarla al più presto.
PREGARE
Chi prega, si salva; chi non prega, si danna, perchè alle
preghiere fatte con le dovute disposizioni seguono le grazie necessarie per
salvarsi. E Sant'Alfonso aggiunge: Chi non prega, non occorre che il demonio lo
trascini all'inferno, perchè egli ci va direttamente con i suoi piedi.
Una breve preghiera, che si raccomanda di recitare
devotamente mattina e sera e che è desiderabile dirla almeno mentalmente in
punto di morte, è la seguente:
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia!
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima agonia!
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima
mia!
PIE PRATICHE
Quando nel mare infuria la tempesta, ci si appiglia a
qualunque mezzo per salvarsi.
Nel mare tempestoso della vita, ove i marosi delle
passioni e gli scogli delle insidie diaboliche mettono in pericolo la salvezza
di ogni anima, la misericordia di Dio viene in aiuto, affinchè la debole
navicella giunga felicemente al porto dell'eternità.
Gesù, per mezzo di Santa Margherita Alacoque, invita a
fare la pratica dei Nove Primi Venerdì del mese. La Madonna , per mezzo dei Tre
Veggenti di Fatima, invita a fare la pratica dei Cinque Primi Sabati del Mese.
Queste due pratiche, che vanno sempre più diffondendosi
nel mondo, hanno lo scopo di riparare il Cuore di Gesù ed il Cuore Immacolato
di Maria e di ottenere un'assistenza speciale nell'ora della morte.
Si raccomanda di compiere le due pratiche, anzi di
ripetere sempre la serie delle Comunioni, finchè sarà possibile farlo.
SANTA INIZIATIVA
Nell'esercizio del Sacro Ministero, essendo a contatto
con molte anime, mi è dato di rilevare delle iniziative delicate. Una è questa:
Una volta l'anno, o almeno una volta durante la vita, fare
celebrare delle Messe in onore delle tre ore di agonia di Gesù sulla Croce e
dei dolori della Madonna sotto la
Croce , per avere un'assistenza particolare nelle ore della
nostra agonia.
Chi non avesse la possibilità di far celebrare le Messe,
ne ascolti con la suddetta intenzione.
La madre di famiglia potrebbe fare ciò per sè, per il
marito e per i figli. Gesù Sofferente, onorato nella sua agonia, e la Vergine nel suo grande
dolore, certamente terranno presente il devoto omaggio nell'ora in cui l'anima
starà per lasciare questo mondo.
La delicata iniziativa è ovunque ben accolta ed anche lo
scrivente più volte all'anno la attua per l'anima sua.
RICORDO QUOTIDIANO
Nella storia del servo di Dio "Il Girasole di
Gesù" c'è un pensiero intonato al tema di questo scritto:
In una confidenza Gesù così si espresse: Baciate le mie
Sante Piaghe sovente e con amore, affìnchè quando dovrò giudicarvi possa
salvarvi. Onorate l'ora della mia morte, recitando ogni giorno verso le ore tre
del pomeriggio, con la mia effige dinanzi, cinque Pater, Ave e Gloria in onore
delle mie Piaghe, affinché io possa dire a chi mi onora così, quando sarà
nell'agonia, ciò che io disse al buon Ladrone: Oggi tu sarai con me in
Paradiso! - E quando quest'anima si presenterà a me per essere giudicata, dovrò
giudicarla perchè sono Giudice, ma sarò Giudice di salvezza e non di condanna!
-
Sono molte le anime che coltivano tale bella pratica. Si
sappia anche, che quando per dimenticanza o impossibilità non si potesse essere
fedeli all'orario delle tre del pomeriggio, potrebbe supplirsi in qualunque
altra ora.
RITIRO MENSILE
L'ultimo suggerimento riguarda l'Esercizio della Buona
Morte, che consiste nello scegliere ogni mese un giorno, più adatto al
raccoglimento, in cui fare un esame di coscienza più accurato del solito, la Confessione quasi
fosse l'ultima della vita, la Santa Comunione e prendere risoluzioni di vita
migliore.
Diceva San Giovanni Bosco: Può dirsi assicurata la
salvezza eterna di chi fa bene ogni mese l'Esercizio della Buona Morte.
COME SONO FELICE!
Sono passati molti anni e ricordo ancora con ammirazione,
e santa invidia un episodio.
Fui chiamato al letto di un'ammalata piuttosto grave. Mi
fece pena il solo guardarla; era vecchia ottantenne, stecchiva, sofferente; il
suo volto era l'espressione del dolore.
Dopo averla ascoltata in Confessione, mentre mi disponevo
a darle la Santa
Comunione e, tenendo Gesù in mano, dicevo: Ecco l'Agnello di
Dio! Ecco Colui che toglie i peccati del mondo! - quel volto divenne gioioso,
la vecchia stando a sedere sul letto, sollevò le braccia, dicendo, al alta
voce: Come sono felice! - Ricevuto Gesù, si adagiò e rimase a colloquio col Re
d'amore.
Costei era una madre di famiglia. In più di cinquant'anni
di Sacerdozio pochissime anime ho potuto conoscere come questa donna. Che fede,
che candore di vita, che elevatezza spirituale!
Quando Dio volle, l'ammalata morì. Quale sarà stato il
suo incontro con Gesù? Più che l'incontro col Giudice Divino, sarà stato il
lieto abbraccio del Padre con la figlia amorosa. Ma per meritarsi un tale
incontro questa madre di famiglia si era preparata in tutta la sua vita.
TERZA GRAZIA
Una pia tradizione dice che quando si riceve
l'Ordinazione Sacerdotale, il Novello Levita chieda a Dio una grazia e
facilmente l'otterrà.
San Giovanni Bosco domandò la grazia dell'efficacia della
parola e l'ottenne; infatti il suo dire era penetrante, sia in pubblico nelle
prediche e nelle conferenze, che in privato al confessionale e nei consigli.
Quante, conversioni operò Dio per mezzo di San Giovanni
Bosco col dono fattogli dell'efficacia della parola!
Memore di ciò, lo scrivente nel giorno della sua
Ordinazione Sacerdotale chiese non una, ma tre grazie. Due le ha ottenute; la
terza spera di ottenerla ed è la grazia della buona morte.
E' tanto desiderabile che nell'ultima o negli ultimi
giorni prima di morire siano in discrete condizioni le facoltà mentali, per
utilizzare il meglio possibile l'ultimo resto di tempo, che è prezioso. Ecco il
mio desiderio per la chiusura della mia vita: avere un Sacerdote vicino, che
preghi per me e con me.
Sono da compatire quelli che hanno paura della presenza
del Sacerdote presso i moribondi. Non hanno fede.
E' fonte di pace interiore ricevere l'ultima Assoluzione
Sacramentale, unita ad un atto perfetto di amore di Dio.
Io stesso, se ne sarò in grado, chiederò che mi si
amministri il Sacramento "Olio degl'Infermi". Quanta paura hanno,
anche taluni che si dicono Cristiani, di ricevere questo Sacramento, il quale
apporta grazia all'anima ed al corpo ed abbrevia il tempo della purificazione
nel Purgatorio! Quanta ignoranza religiosa a questo riguardo!
Domando a Dio la grazia di potere ricevere il Viatico.
E' delizioso intrattenersi a colloquio con Gesù nel cuore
e dirgli: Gesù, finalmente fra poco ci vedremo! Distruggi ogni peccato ed anche
ogni ombra di peccato che potrebbe essere in me. Accetto la morte dalle tue
mani. Ripeti, Gesù, anche a me le parole dette al buon Ladrone: Oggi sarai con
me in Paradiso!... Gesù, che tu sia il mio Salvatore e non il mio Giudice severo!
L'ultimo mio desiderio è questo: le ultime mie parole
siano: Gesù, Maria, vi amo! Mi metto nelle vostre mani. - Se non potrò
pronunziare con le labbra tali parole, le dirò nella mente.
Questa è la terza grazia chiesta a Dio il giorno della
mia Ordinazione Sacerdotale. La stessa grazia auguro a me e ad ogni lettore,
per avere un giorno con Gesù Giudice un felice incontro.
F I N E
Per richiedere i libretti scrivere a:
OPERA CARITATIVA SALESIANA “DON GIUSEPPE TOMASELLI”
Viale Regina Margherita 27 - 98121 MESSINA - offerta libera - CCP. n. 12047981
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